Un’immagine manifesto. Da “La festa” di Sergio Ruzzier
Fox apre la porta del bagno di casa sua e si ritrova spettatore attonito, un poco scandalizzato e arrabbiato di una festa punk: vetri rotti, cartacce per terra, acqua fuoriuscita dal rubinetto lasciato aperto del lavandino e dalla vasca, dove due ranocchie si divertono a tuffarsi. L’anarchia regna sovrana: ogni animale si muove nello spazio con estrema libertà, allegramente non curante delle cosiddette buone maniere. Ma anche nella rappresentazione di una scena così caotica, spregiante dei manierismi borghesi, Ruzzier crea un’immagine armonica, perfettamente equilibrata nei suoi squilibri: topi, rane, papere, oltre che ovviamente alla volpe e al pulcino che danno il titolo a questa serie, sono sapientemente distribuiti nello spazio del bagno e disegnati sulla soglia della porta e della finestra. La piccola talpa all’angolo affianco alla porta è stesa per terra, probabilmente stravolta dai troppi festeggiamenti, ma con il sorriso sulle labbra; Chick, sulla tazza del gabinetto, all’estrema destra della scena, e un topolino bianco dalla macchie grigie, su un panchetto ad una sinistra altrettanto estrema, ballano insieme seppur distanti; potente è infatti lo sguardo che li unisce e che forma una diagonale virtuale, generatrice di connessioni all’interno di tutta l’immagine. Tra Chick e il topolino si articola il resto, un universo composto da geometrie e imperfezioni, rotondità para-organiche e linee anche spezzate.
Alto è il rischio di cadere qui, di scivolare, di tagliarsi, insomma, questo bagno non è sicuramente un posto sicuro, un microcosmo nè circoscritto nè protetto, ma un luogo dai confini instabili, i cui spazi liminali sono invasi dall’esterno, un angolo di mondo animato dall’energia strabordante di Chick.