The waiting game III

Descrizione

Txema Salvans ci guida in un gioco dall’attrazione centripeta: invita l’osservatore a concentrare il suo sguardo sul cane, sempre presente, seppur in esemplari diversi, all’interno delle sue fotografie. Al centro o nei bordi dell’immagine, l’animale è quasi sempre dietro un recinto, un cancello, fa capolino da un balcone e guarda dritto al fotografo, tra l’interdetto, l’impaziente o forse anche l’indifferente. Sono vari esemplari canini di cui abbiamo letteralmente compassione: quasi mai all’ombra, sono costretti a sopportare il caldo torrido che si percepisce dalla luce delle fotografie. Da un lato i cani del fotografo spagnolo sono l’esempio di come facilmente declassiamo le vite non umane, o semplicemente quelle diverse dalla nostra, abbandonandole a una solitudine insopportabile, dall’altro sono un simbolo dell’uomo stesso, così come accade nei cosiddetti libri per l’infanzia, dove i protagonisti assumono sembianze di animali per non far sentire i lettori personalmente coinvolti nel racconto e nelle valutazioni che questo comporta.