Evidence
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Descrizione
“Nell’estremità specchiata di una scimmia qualcuno iniettava un siero; un astronauta strisciava sulla moquette; una coltre di fumo segnalava lo scoppio programmato di un nuovo esplosivo. Sono alcune delle interpretazioni che attribuisco a quelle immagini, e dopo quindici anni dall’acquisto di quel libro sono ancora affascinato dall’incertezza e dall’inquietudine che mi danno”. Così Joan Fontcuberta descrive “Evidence” di Mike Mandel e Larry Sultan, pubblicato nel 1977, dove i due fotografi raccolgono varie fotografie da laboratori, archivi e istituti, mettendo in pratica un’azione alquanto dadaista, cambiando il contesto delle immagini, da ambiente scientifico a libro d’artista. Un approccio cosiddetto documentario può essere ambiguo? Questo nuovo lavoro di James White evidenzia la risonanza di “Evidence”; nel suo “Evidence” l’artista inglese mette ulteriormente in discussione la natura documentaria della fotografia, attraverso i suoi interventi pittorici sulle immagini. Di tutto si può parlare tranne che di evidenza; al massimo, per nuovamente citare Fontcuberta ne “Il Bacio di Giuda”, l’evidenza è quella dell’ambiguità del mezzo fotografico, che non mai una mera riproduzione diretta del mondo e dei suoi fenomeni, ma un’attività per la cui valutazione è fondamentale analizzare il contesto e l’intenzione dell’autore. Il lavoro di White è una proficua opportunità per indagare nuovamente la relazione tra fotografia e pittura. Questa è un’edizione limitata firmata da White. Pubblicato da Mack Books.
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