Echo mask

Descrizione

Jonathan Levitt lavora come se fosse possibile estraniarsi dalla propria prospettiva antropocentrica per osservare il mondo, i suoi paesaggi, flora e fauna dal punto di vista dell’altro. è guardando questo libro che ho inteso quello che mia figlia sta ripetendo da giorni: “Il fiume non porta la vita, è vita”, frase che immagino le abbia detto qualcuno a scuola. Si perchè il fiume, così come tutti gli incantevoli animali ritratti in questo fotolibro – tra i più belli che abbia mai visto – sono vita per sé, senza una loro qualche funzionalità per l’essere umano. Levitt riesce perfettamente a fotografare questa autonomia dell’altro dall’uomo, che è sinonimo di bellezza così come di mistero e sacralità; ogni foto dialoga con le altre in una sequenza marcatamente artistica dove il piccolo si alterna al grande, quasi creando uno spaesamento visivo, e il colore al bianco e nero, confondendo i piani di lettura delle immagini; Echo Mask è un libro vibrante, dalla forma narrativa a tratti esplicita, a tratti enigmatica. Il tempo di Levitt è un eterno presente nei quali coesistono un passato storico e immaginato e un futuro che è già stato così come tutto da inventare; tutti tempi lenti così come quello necessario per la lettura del libro. è lo stesso Levitt a scrivere i testi numerati e interposti tra la sequenza fotografica; sono lampi di poesie, una sorta di haiku scaturiti da una meditazione profonda e da un’osservazione precisa e consapevole del paesaggio, che vanno letti ad alta voce per accorgersi della loro musicalità, riportandoci nuovamente a quell’eterno presente a-storico che unisce oralità e scrittura. Copia firmata