Diachronicles
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Descrizione
Diacronico dovrebbe essere l’approccio di ogni museo che di questa istituzione rispecchia la qualità, l’attualità, l’inclusività verso una cittadinanza eterogenea. Giulia Parlato qui ne fa una critica, intesa come esame delle possibilità e dei limiti di un fenomeno, visuale, che connette insieme vari aspetti del museo, anello tra un passato celebrato e un futuro incerto. Il suo è un ipnotico progetto fotografico in bianco e nero, analitico nell’approccio, non sintetico, nel quale statue, teche, sezioni di archivi, scaffali vuoti vengono isolati per concentrare la nostra attenzione sui singoli elementi. A fare da sfondo: scavi, terra, rocce, relitti, resti, che ben dialogano con il medium fotografico tout court. Numerosi i riferimenti alla corporeità: statuette ctonie, statue acefale, di teste senza corpo, o semplicemente resti scultorei di un alluce, nei quali la mancanza non è solo anatomica ma riporta a qualche altra lacuna, cronologica e metodologica. Il lavoro di Giulia Parlato si iscrive all’interno degli studi museologici con quella fulmineità epistemica solo della fotografia. Testo critico introduttivo di David Campany. Consigliatissimo!
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